Il private equity come strategia di crescita
Le piccole e medie imprese italiane rappresentano la spina dorsale del nostro tessuto industriale; generalmente si tratta di imprese nelle quali un soggetto, l’imprenditore o la famiglia, detiene una quota di capitale di rischio sufficiente ad assicurarne il controllo.
Tale modello da un lato è risultato vincente perché foriero di strategie di nicchia, elusive della competizione ma dall’altro ha penalizzato, in molti casi, lo sviluppo a causa della difficoltà nel reperimento delle risorse finanziarie.
Questo assunto rappresenta il fulcro del presente articolo che ha l’obiettivo di individuare nel private equity una possibile “via di uscita” per le PMI, alternativa ai meccanismi di crescita tipici di tali realtà imprenditoriali, basati principalmente sull’indebitamento bancario. Gli obiettivi della ricerca di capitali possono essere molteplici: uscita della famiglia o del management dall’azienda, passaggio generazionale, necessità di rafforzare la capitalizzazione, opportunità di procedere con acquisizioni di altre aziende. Nonostante sia in corso una rilevante inversione di tendenza, persistono ancora grandi barriere psicologiche verso investitori esterni che apportano nuovi capitali perché è forte il radicamento di una imprenditorialità che non sente il bisogno di sostituire modelli di gestione “superati” attraverso l’apertura della compagine proprietaria a nuovi soci.
Le operazioni di private equity consistono nell’acquisizione temporanea, da parte di un investitore finanziario specializzato, di una quota di partecipazione oppure di azioni relative al capitale di una società “target”.
L’obiettivo è quello di accrescere il valore del complesso aziendale per realizzare un guadagno dalla vendita della quota di partecipazione oppure delle azioni.
Il private equity, rappresenta uno strumento molto efficace grazie all’approccio di medio-lungo periodo tenuto dall’investitore che mira a realizzare una plusvalenza nel momento della dismissione della partecipazione. Oltre all’apporto puramente finanziario, le PMI, attraverso il private equity possono attingere a risorse strettamente connesse all’esperienza e alla professionalità degli investitori, che rappresentano un contributo strategico e gestionale fondamentale nell’attuazione dei progetti imprenditoriali; si tratta di professionisti che hanno vissuto i mercati durante tutta la loro carriera e che sono abituati alla gestione del cambiamento.
Nella tabella che segue vengono analizzate due tipiche operazioni di private equity: il Leveraged Buy-Out (LBO) utilizzato soprattutto nei passaggi generazionali e l’investimento operato ai fini di una crescita strutturale dell’azienda. Per entrambi sono evidenziate: (i) le caratteristiche ed il posizionamento di mercato della società target, (ii) le caratteristiche tipiche dell’operazione, (iii) il periodo di investimento tipico e (iv) le ragioni dell’operazione per il venditore.
Abbiamo affrontato in altri articoli gli argomenti correlati ad operazioni di acquisizione o cessione; cliccate sulla categoria Pianificazione di Operazioni Straordinarie e buona lettura!